martedì 1 marzo 2005

Quattro. Dark World.

La mia casa è circondata da altre case, che sono circondate da case, e tutte le case sono circondate da cortili di cemento (per far rimbalzare meglio i palloni da pallacanestro) e da fossati grigi di garage, dove riposano i cinquanta - a volte cento - cavalli dei ricchi signori. E vicino alle case palazzi più alti, torri d’avvistamento per i deltaplani, piste d’atterraggio per angeli in caduta.
Immagino un mondo fatto di campi e di fiori tra le case, dove gli edifici più alti hanno solo un piano e un’uscita di servizio sul retro che, quando piove, si casca in una pozzanghera vera fatta di terra e di fango e ci si imbratta le vesti e le mamme non ti sgridano. Dove la musica mi accompagna mentre cammino e le zanzare ronzano e le api volteggiano e le farfalle mi si avvicinano incuriosite.
Ma forse sto solo attraversando un mondo virtuale di terre sconosciute e percorsi d’acqua, per salvare la principessa Zelda dalle grinfie del perfido stregone e riportare il mondo alla normalità. Mi ritrovo in un campo sconfinato, il terreno ondulato, l’immaginazione vacilla, ma una casa, un punto fermo mi si para davanti. E’ proprio come la immaginavo, con l’uscita di servizio sul retro che scende sulla collina e su un fianco della casa c’è la scritta “Lodi”, perché questa è la prima casa che si incontra venendo da fuori e l’ultima uscendo dalla città. Si chiama Ca’ Alta e resiste anche nel Dark World dello stregone berluscone, ma ormai non la vede più nessuno. Dalla nicchia sulla facciata davanti hanno rimosso la madonnina. Per non vederla piangere.

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