lunedì 26 maggio 2008

Quarantotto. Incubi.

Adesso voglio continuare a dormire, anche un sonno senza sogni, meglio sicuramente dell'incubo che mi ha svegliato. Ho preso in mano il gazzettino locale e diceva che forse, QUI, faranno una centrale nucleare. O forse due. Una qui e una a cinquanta chilometri da qui. Ho pensato a uno scherzo. Ma non c'era stato un referendum che...? No, mi sono detta, questo è sicuramente un sogno, anzi un incubo: ho sognato che mi svegliavo e leggevo questa cosa. Però qualcuno mi ha detto che nei sogni è impossibile leggere (argomento che un giorno approfondirò). Vabbé: allora ho sognato di immaginare di leggere che avrebbero fatto una (o due) centrali nucleari, ma non è vero, non può essere vero! Il sogno è mio e lo decido io. Sono tornata a letto. E da due giorni sto sognando di sognare mulini a vento.

mercoledì 21 maggio 2008

Time is running (el tiempo vuela)

Il tempo vola.
Oggi sono uscita di casa e mi sono accorta che l'orologio vicino alla fermata della corrierina ha ripreso a funzionare. Da noi si chiama corrierina, non autobus, non corriera, non tram. Corrierina anche se è grande. Corrierina perché una volta era piccola e tutti la chiamavano così. Il tempo ha ripreso la sua marcia: da mesi era fermo sulle nove meno dieci, e oggi segnava invece le dieci meno venti. Un segno. Magari volerà, ma almeno va avanti e rimette in circolo le idee e i desideri.

martedì 20 maggio 2008

Sliding doors (nella realtà).

Nei film è tutto nero o bianco.
Helen prende il metrò. Helen non prende il metrò.
Ma c'è una terza possibilità.
Le porte scorrevoli le si chiudono addosso, e anche questo cambia in qualche modo il suo destino.
Trauma cranico non commotivo, in regione frontale destra o sinistra.
Gli sviluppi possibili sono molti.
Helen viene portata al pronto soccorso. Qui conosce un medico zoppicante, colpo di fulmine.
Helen viene portata al pronto soccorso. Quel bastardo del fidanzato traditore la raggiunge ma lei non lo riconosce. Ha perso la memoria. Lui la dovrà riconquistare ma chissà se ce la farà...
Helen viene portata a casa, arriva che l'amante se n'è già andata, il giorno dopo sta male e muore. Sensi di colpa eterni per il fidanzato traditore.
Vado avanti?
Ho come la sensazione che ogni volta che facciamo una scelta, le strade possibili non siano due, ma un milione.

domenica 11 maggio 2008

Conversazione tra due sopravvissuti.

Mi sento un po' di troppo e lo confesso: mi vergogno. Mi vergogno per tutte quelle volte che non ho saputo godere dei miei giovani anni, e per tutte le altre che ho pensato a quanto fosse dura. A quanto fosse dura vivere. Annibale ha perso i suoi anni migliori su e giù per l'Europa, lontano da casa per sette anni, rischiando la vita. Ha visto lo sbarco degli alleati e ha sperato che la Carla lo aspettasse. Eppure, sotto quintali di rughe e il peso dei suoi novant'anni, li ricorda come gli anni più belli della sua vita. Sorride, sempre. E' contento. Contento di essere sopravvissuto, di essere arrivato fin qui, contento dei suoi sessant'anni di matrimonio con la Carla, che come lui è ancora viva, contento di riabbracciare Carletto. Carletto, al secolo Sante, mio nonno, ha qualche anno e qualche ruga in meno: durante la guerra lui ha semplicemente aspettato che finisse. Si è nascosto in casa, sperando che nessuno venisse a cercarlo. Oggi abitano nella stessa città, ma sono anni che non si vedono. Io, come i tizi degli aiuti umanitari, ho soltanto messo a disposizione un'auto, per farli incontrare. Che cosa stupida mi sembra, lì in mezzo ai due sopravvissuti al naufragio.