venerdì 4 marzo 2005

Sette. Capitale delle rane gonfiate.

disegno dei bambini di Riolo

Quando ho visto i fumi uscire dalle torri della centrale termoelettrica ho subito pensato: ecco dov’è finito il drago. Ecco le narici di Tarantasio che dalla terra e dall’acqua sputano fuoco e ammalano l’aria. Dobbiamo invocare ancora qualche santo o qualche divinità? Chi ci salverà questa volta? San Francesco, protettore degli ecologisti o Sant’Antonio Abate, protettore degli agricoltori?
Quando negli anni Ottanta venne inaugurato l’impianto (che oggi ha una potenza pari a 1.280 MW), ci fu un gran parlare. Si fece anche un referendum, perché c’era il rischio che la centrale potesse essere alimentata a carbone. I lodigiani tutti perbene già si immaginavano affumicati e anneriti nel pellicciame e questo bastò a provocare una vera sollevazione popolare: e la centrale a carbone non si fece. Ma le due torri sono comunque lì, la tecnologia è all’avanguardia, a ciclo combinato si chiama ora, hanno indorato la pillola. In poche parole usano olio combustibile e aggiungendoci un po’ di metano riescono anche a pulirsi la coscienza.
Lo sanno tutti che le emissioni dei camini non fanno bene alla salute. Ma lo sanno tutti che – purtroppo – non ci sono solo quelle. Le polveri fini (il pm 10) , quelle che alla lunga, depositandosi nei polmoni, provocano asma, patologie polmonari, difficoltà di respirazione e forse anche tumori vengono emesse da diverse fonti (traffico, industrie, motori diesel, agricoltura eccetera eccetera eccetera). Eppure sono anni ormai che si organizzano serate e serate di dibattiti pubblici per dimostrare che centrali = tumori.
“Perché infatti - tutti si chiedono - la nostra zona è così colpita dalla mortalità per tumori?”
“Perché ci sono le centrali termoelettriche”, rispondono scienziati fai-da-te.
L’errore è credere che abbiamo bisogno di altra energia.
D’estate fa troppo caldo e servono gli impianti condizionatori, alcuni sostengono che è una vera ipocrisia essere contro il nucleare quando importiamo energia dalle centrali francesi che sono lì, proprio dietro le Alpi e che un domani potrebbero rappresentare un rischio anche per noi. Quindi, dicono in molti, torniamo al nucleare o sennò rassegniamoci al fatto che altre e nuove centrali si devono costruire e che è meglio costruirle dove già ce ne sono alcune che funzionano bene, che hanno la tecnologia più all’avanguardia per contenere il danno e sono regolarmente controllate dalle centraline dell’azienda per l’ambiente. Non so perché, ma tutto ciò non mi convince. Non posso rassegnarmi a credere che questa sia l’unica possibilità. Ci dev’essere un’alternativa.
Esco di casa, voglio andare sotto le torri a osservarle bene da vicino. In bicicletta ci si mette più o meno un quarto d’ora. Sembra il set di un film di fantascienza, sembra di stare in America. C’è un posto di blocco, due poliziotti mi fermano: “l’abbiamo riconosciuta”, mi dicono e mi ammanettano. Prendono la mia bicicletta e la vivisezionano, sento le sue urla di dolore, il drago non resiste, sputa fuoco da sotto, ora, la terra trema, l’aria si fa incandescente e le due torri, finalmente, vengono lanciate come due missili nello spazio. Grazie, santo Sterzo, protettore di chi vuole cambiare direzione, questa volta ci hai salvati tu.

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