martedì 8 marzo 2005

Fascisti in bicicletta.

“Dove credete di andare?”
“Io passeggiavo, così, per la campagna.”
“A quest’ora e vestito in codesta maniera? Perché non siete arruolato? Identificatevi.”
“Sono di Lodi e soffro di una disfunzione cardiaca, sono stato congedato.”
“Fatemi vedere la tessera annonaria."
“Lo conosco io, signore. E’ a posto, regolare. Lo lasci andare.”
“Passa. In fretta. Ti è andata bene. Il soldato Ferrari garantisce per te.”
“Grazie.”
Avvenne così che mio nonno, grazie a un fascista, ebbe salva la vita: mentre fuggiva dai fascisti in bicicletta (una littoria da uomo) nel 1944: nella campagna e nei boschi di Lodi, verso Villa Pompeiana, in cerca di salvezza.

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