lunedì 29 novembre 2010

E poi?

«Cosa credi?» mi fa, indicandomi un libro con la copertina macchiata di caffè posato sul divano, L'adolescente. «Che quel monsù Dostoevskij lì i suoi genitori l'hanno spedito a studiare da scrittore? È diventato uno scrittore perché voleva diventarlo. Più di ogni altra cosa al mondo. E perché il bel Feodor si divertiva, oltre che a giocare alla roulette, altresì a scrivere. Tu effettivamente alla roulette non giochi. Ma ti diverti quando suoni con le matite sul tuo fustino di Dash rovesciato?»
«Sempre.»
«Vedi? Non hai bisogno di andare alla scuola di fallimento al conservatorio. Tavanate ne farai, non ci piove. E certi giorni ti sembrerà che non vale la pena di continuare. Crederai di aver buttato via un badò di tempo.»
«E poi?»
«E poi continuerai lo stesso.»
«E poi poi?»
«E poi poi un po' alla volta migliorerai.»
«E poi poi poi?»
«E poi poi poi, un giorno, quando tuo nonno probabilmente ormai sarà bell'e che morto e defunto, cose che mi rincresce giusto perché a me quel momento piacerebbe vederlo ma che in fondo non importa, scoprirai di essere diventato un signor batterista, addirittura un innovatore. E allora diubunsì che comincerà la parte davvero tremenda, perché da lì in avanti dovrai proprio dare l'anima. Ma finché continuerai a divertirti, non importa.»
Giuseppe Culicchia, Il paese delle meraviglie.

venerdì 26 novembre 2010

Il compleanno secondo Emma


La mia nipotina compie un anno e siamo già tutti pronti a fare festa: mamma, papà, nonni, zii, amici e cugini. Ci sarà persino il bisnonno. Chissà se dopo settimane di allenamento riuscirà a soffiare la candelina, o se la spegnerà con la mano (c'è chi dice che dovremmo lasciarla fare così imparerebbe subito il detto "non scherzare con il fuoco"). Adesso vi svelo come lei ha pensato di festeggiare. L'ha chiamato "il party dei calzini". Ci troviamo tutti a casa sua (in quella nuova) e andiamo nella sua cameretta a tirare fuori tutti i calzini di tutti i colori, e poi giochiamo a portarli in giro per la casa. Qualcuno potrebbe mettersi in testa la calzamaglia. Poi togliamo tutti i libri dalla libreria e giochiamo al bubu-settete e a rincorrerci gattonando.Balliamo tutti sulla musica di The lion sleeps tonight, il coccodrillo come fa, I due liocorni e La vecchia fattoria. Prima di mangiare ci laviamo tutti le mani nel bidet, naturalmente. Come dolce ha preparato del buonissimo pane saliva, annaffiato da bava di prima qualità (si vede che suo papà è un grande cuoco) e un kinder gigante. E come regalo? Come regalo lei vorrebbe un cellulare, o un telefono, o un videocitofono, ma vanno bene anche un computer o una chitarra. O un libro. Meno male. Buon compleanno!

mercoledì 24 novembre 2010

Le lacrime di Primo.

foto di Mauspray

Stamattina a scuola Primo, un bambino magro e sdentato, si è messo a piangere perché non voleva lavorare al computer con Ultimo, robusto e prepotente. Ultimo ha visto le lacrime di Primo e non ha detto niente, del resto se uno piange, avrà le sue ragioni. Che c'è, che succede? ho chiesto. A quanto pare, Ultimo è un bambino difficile. «Si butta sempre per terra, ci picchia, e non fa mai quello che dice la maestra» mi ha sussurrato una bambina, come a volermi spiegare perché Primo piangeva. Ma la maestra non ha voluto sentire ragioni: «devono lavorare insieme» ha sentenziato, e poi se n'è andata. Nessuno ha chiesto a Ultimo se aveva voglia, lui, di lavorare con Primo. E poi come se niente fosse, si sono lasciati accompagnare al computer, che per loro era una cosa nuova. E il computer ha fatto quello che fa sempre, con tutti: li ha distratti. Primo dalle lacrime, Ultimo dalle prepotenze. Li ho lasciati fare, osservandoli a distanza di sicurezza, concentrati sui tasti, su come fare un apostrofo, lo spazio tra le parole e le virgolette, il terribile punto di domanda. Sembravano quasi amici. Chissà se fuori dall'aula di informatica è nata un'amicizia, o se Ultimo ha aspettato Primo in bagno per vendicarsi delle lacrime.

sabato 6 novembre 2010

La cimice rossa.

L'altro giorno ho visto una cimice rossa. Era rossa, perché l'ho trovata nascosta sotto la tovaglia rossa del tavolo sul balcone. Ma quello che non ho capito è se era rossa, perché le cimici si mimetizzano, o solo perché aveva assorbito la tinta della tovaglia. L'ho fatta volare via. Forse era un segno di resistenza, o di ribellione, certo non avrà vita facile in un mondo di cimici verdi.

lunedì 1 novembre 2010

La mia biblioteca personale.


Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti, - dice quando la suoneria del telefono si è placata. - Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa - sì, io immagino che sia nella testa - ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po' come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l'archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l'aria, cambiare l'acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia