sabato 17 novembre 2012

Non ce ne libereremo mai?


Me lo devono spiegare. Perché, se i sacchetti di plastica sono stati dichiarati illegali da quasi due anni, continuiamo a ritrovarceli tra i piedi? Perché cerchiamo di liberarcene in tutti i modi, a volte buttandoli nei cassonetti della plastica (mia zia, che lavorava in un impianto di compostaggio, mi ha sempre detto che quella dei sacchetti è la plastica migliore, quella che si ricicla meglio...), a volte passandoli a parenti e amici, come mezzo per trasportare regalini o oggetti vari, ma loro escono dalla porta e rientrano dalla finestra?
E' vero, qualcosa è cambiato: ormai, quando vai a fare la spesa, alle casse dei supermercati ti danno borse biodegradabili, borse di carta, di cotone, di tela, ma al reparto frutta e verdura si trovano solo borsine di plastica. E ne devi usare una per ogni prodotto che compri. Compri un limone? Una borsina. Due zucchine? Un'altra borsina. E via. Una volta ho pesato separatamente tutte le cose e le ho messe in un'unica borsina di plastica attaccandoci sopra i sei cartellini sputati fuori dalla macchinetta. La cassiera non ha gradito, non lo faccia più, per favore, mi ha detto, che ci complica la vita. E a me, non si complica la vita, con tutti questi sacchettini di plastica, piccoli, leggeri e inutili? E alle foche? Alle tartarughe? Non si complica la vita? "Un piccolo supermercato può arrivare a distribuirne in un anno circa 220.000 pezzi, uno medio-grande può arrivare ad un consumo tra i 310-500 mila pezzi e un ipermercato con superficie oltre ai 4500 mq può arrivare a distribuirne 1 milione e mezzo di pezzi l'anno", leggo su un giornale. Sono cifre terribili, diffuse dal sito Porta la sporta, che però propone anche una soluzione: usare le retine di cotone, come si faceva una volta: http://www.portalasporta.it/mettila_in_rete.htm. Mi sembra un bel modo di iniziare la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.

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