domenica 11 maggio 2008

Conversazione tra due sopravvissuti.

Mi sento un po' di troppo e lo confesso: mi vergogno. Mi vergogno per tutte quelle volte che non ho saputo godere dei miei giovani anni, e per tutte le altre che ho pensato a quanto fosse dura. A quanto fosse dura vivere. Annibale ha perso i suoi anni migliori su e giù per l'Europa, lontano da casa per sette anni, rischiando la vita. Ha visto lo sbarco degli alleati e ha sperato che la Carla lo aspettasse. Eppure, sotto quintali di rughe e il peso dei suoi novant'anni, li ricorda come gli anni più belli della sua vita. Sorride, sempre. E' contento. Contento di essere sopravvissuto, di essere arrivato fin qui, contento dei suoi sessant'anni di matrimonio con la Carla, che come lui è ancora viva, contento di riabbracciare Carletto. Carletto, al secolo Sante, mio nonno, ha qualche anno e qualche ruga in meno: durante la guerra lui ha semplicemente aspettato che finisse. Si è nascosto in casa, sperando che nessuno venisse a cercarlo. Oggi abitano nella stessa città, ma sono anni che non si vedono. Io, come i tizi degli aiuti umanitari, ho soltanto messo a disposizione un'auto, per farli incontrare. Che cosa stupida mi sembra, lì in mezzo ai due sopravvissuti al naufragio.

3 commenti:

  1. Anonimo5:02 PM

    Che bello! continuo a pensare che il blog sia quanto di più intimamente impersonale (ossimoro?) possa esistere. Dovrebbe essere qualcosa che c'entra con la tua storia...ma sembra veramente che si parli di Annibale Annibale...

    RispondiElimina
  2. la vita diventa dura quando hai il tempo di pensarci sopra. Senno' semplicemente vivi. E non ci pensi.

    Fabio

    RispondiElimina
  3. cazzo che bello questo post.

    RispondiElimina