sabato 14 aprile 2012

Fa un freddo tucano.

C'è un tucano che svolazza nei miei sogni. L'ultima volta che ho visto un tucano, e fotografato il suo grande occhio blu e il suo gigante becco di seta, è stato all'oasi di Sant'Alessio, vicino a Pavia. Ma il primo tucano della mia vita l'ho incontrato al Parque de las Aves, a Iguazu, al confine tra Argentina e Brasile.
Ho pensato che se un uccello così viene a visitarmi nei sogni, be', dev'esserci qualche messaggio nascosto. Forse un invito a volare via, verso dove non è difficile immaginarlo. Il problema è che nel sogno cerco di afferrare il tucano, ma non ci riesco, mi sfugge.
Non ricordo di aver mai visto tucani volare, li ho sempre visti appollaiati sui rami, a farsi ammirare. Perché non puoi che provare ammirazione per un becco così grande, così bello, così arancione, quasi un prezioso accessorio attaccato a un corpo piccolo e tozzo, indossato per attirare l'attenzione (l'accostamento cromatico dell'arancio luminoso e variegato del becco all'azzurroblu dell'occhio a me sembra discutibile, ma certo di grande impatto). Sembrerebbe l'opera di un pittore (potrei fare un nome) che alla fine, non contento, ha aggiunto una pennellata di nero sulla punta e intorno al becco. Un piccolo capolavoro.
Un gruppo di ricercatori canadesi e brasiliani ha scoperto qual è il segreto del lungo becco del tucano (notizia ansa). Pare che serva a regolare la temperatura corporea. Quando fa molto caldo, il tucano spinge il calore del corpo nel becco e rimane al fresco. Quando, invece, comincia a far freddo, il tucano spinge meno calore nel becco, mantenendo così uniforme la temperatura del suo corpo. Come fa? In pratica, esercita un controllo sui flussi di sangue.
Ecco, in questi giorni freddi, di pioggia e vento, forse il mio sogno voleva soltanto dirmi questo: «non hai bisogno di papere di semi di ciliegio scaldate nel forno a microonde, ma della saggezza termica del becco del tucano». Che significa, in soldoni: va' da un'altra parte a cercare il sole.
Ma non riesco proprio a muovermi. Continuerò a scaldare papere di semi di ciliegio e a rintanarmi sotto strati di coperte.

ps. i tucani non sono gli unici a usare parti del corpo per raffreddarsi e regolare la propria temperatura (elefanti e conigli, per esempio usano le orecchie), ma sono quelli con la più grande "finestra termica", visto che il becco è pari a un terzo della lunghezza del loro corpo.

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