martedì 14 febbraio 2012

La complessità dell'amore.

Robert Fry, Ritratto di Virginia Woolf
Perché, si disse, mentre l'occhio le cadeva sulla saliera nel mezzo del disegno, lei non doveva sposarsi, grazie al cielo; non doveva subire quella degradazione. Sarebbe scampata a quella diluizione. Avrebbe spostato l'albero un po' più al centro.
Tale era la complessità delle cose. Ciò che le accadeva, in particolare quando stava dai Ramsay, era di provare insieme due sentimenti violentemente opposti; questo è quello che sentite voi, era uno; questo lo sento io, era l'altro; e i due insieme battagliavano nella sua testa, come adesso. È così bello, così eccitante, l'amore, che al suo orlo io tremo, e mi offro, contro le mie abitudini, di andare a cercare la spilla sulla spiaggia; ma è anche la più stupida, la più barbara delle passioni umane e trasforma un bravo giovane dal profilo di cammeo (era delicatissimo il profilo di Paul) in un bruto, armato di mazza (eccolo lì che faceva il gradasso, l'insolente), che si agita su e giù per Miles End Road. Eppure, si disse, dall'alba dei tempi si sono cantate odi all'amore, l'hanno coperto di rose e ghirlande, e nove persone su dieci, se richieste, avrebbero risposto che non volevano altro; mentre le donne, a giudicare dalla sua esperienza, da parte loro, sentivano piuttosto che no, non è questo che volevano, non c'è niente di più noioso, puerile e disumano dell'amore. Eppure è anche meraviglioso e necessario. E allora, e allora?
Virginia Woolf, Al faro

Nessun commento:

Posta un commento