inserito originariamente da fvaldes
"Sai come si cacciano i tordi in Provenza?" gli chiese Olga sfregandosi pensosamente il naso rosso per il freddo.
"No" rispose Michele.
"Se ne prende uno" seguitò lei, "non gli si fa del male, lo si mette in una gabbia, e durante l'inverno si attacca la gabbia al più alto ramo dell'albero."
"E con questo?" la interruppe lui, imbarazzato da quel bell'uso della lingua orale, dall'accento curato, dalla voce profonda.
"Il tordo è in pieno cielo e canta liberamente" lei gli illustrò. "Il risultato? Tutti i tordi che passano nel cielo riposano sull'albero."
Michele vedeva alberi e tordi. Ne percepivo l'incantamento, forse anche Anna. Era sedotto da quella capacità di parola non puramente comunicativa.
"Non capisco" disse.
Ma era chiaro che non gli importava di capire. Gli importava la scoperta che una donna potesse tirare fuori dalla bocca tordi così, con fantasia, con eleganza e insieme con sprezzatura. Lo disorientava che questo gli piacesse.
"Il cacciatore li vede e li uccide" ha concluso Olga: "il cacciatore non uccide il tordo che canta. Uccide gli altri."
Domenico Starnone, Il salto con le aste
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