illustrazione di Josè Sanabria
La neve di una sera di dicembre si depositava sulla nostra camminata soffice e lenta sotto il grigio e grazioso ombrellino della mia bisnonna, le strade del centro di Lodi sembravano più deserte e al tempo stesso più familiari, i miei tasti ora colorano di nero questo riquadro bianco come i nostri passi allora la neve.Parlammo del tempo che passa, dello spazio che si riempie, dei rimpianti e dei ricordi, delle scelte coraggiose, della morte e del valore di ogni singolo istante. Un'ora sola, rubata al tempo nell'attesa di un treno, sempre lo stesso ma in qualche modo diverso, i ricordi riaffioravano sciolti dal riscaldamento dell'auto messa in moto, un po' a fatica.E il foglio si riempie, la vita va avanti, i passi segnano una strada, l'auto è carica di neve, del peso degli anni, per un momento ce lo scrolliamo di dosso ed è come se il tempo non esistesse, fosse annullato dai fiocchi che cadono che non sappiamo se scendono dall'alto o se sono lì immobili nel cono di luce giallastra dei lampioni, che esiste da sempre come buenos aires, eterna come l'acqua e l'aria, diceva Borges, esiste da sempre e sempre esisterà, almeno fino a quando dureremo noi. >Lascio un po' di spazio bianco qui in fondo, la neve torna a depositarsi e noi torneremo a calpestarla.
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