Sono rimasto sul pianerottolo ad ascoltare i rumori della casa. Tutto era tranquillo. Mi sono chiesto perché nessuno riuscisse a sentirmi in questa calma. Poi mi sono messo ad ascoltare i suoni che la casa solitamente fa quando i suoi abitanti stanno in silenzio. Il pavimento scricchiolava nel suo processo di assestamento sulle fondamenta. I tubi gorgogliavano dentro le pareti. La caldaia ronzava. Mi sono aggrappato alla ringhiera in cima alle scale. Ho sentito qualcos'altro: il mio cuore che pulsava, il sangue che mi pompava nelle orecchie, il lontano ticchettio dell'orologio nell'ingresso, al piano di sotto. Era il tempo. Anche il tempo ha un suono. Non l'avevo mai sentito prima. Mi sono coperto le orecchie con le mani. Era assordante.
Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye (uovonero edizioni).
Nessun commento:
Posta un commento