domenica 12 agosto 2007

L'uomo sulla luna.


Dopo la punta del bastone di legno, entrò il maestro, vecchio e cieco, sorretto da due discepoli. Gli si fecero subito tutti intorno, lo aiutarono a sedersi e Paolo, il più anziano, chiese: «dicci, maestro, cosa pensi dei sogni».
«Racconterò tre sogni.» disse il vecchio con un filo di voce «Del primo dirò che era un sogno modesto, coltivato da un contadino del Lussemburgo: poter vivere e coltivare la propria terra. Purtroppo era stato condannato all’esilio e il suo sogno non si realizzò mai. Divenne un sospiratore e molti anni dopo sulla sua tomba scrissero: voleva coltivare la terra, coltivò soltanto speranze e illusioni. Del secondo sogno altro non si può dire se non che era un sogno ambizioso, nel quale amava rifugiarsi un modesto impiegato di Trieste: sognava di diventare uno scrittore, e di essere ricordato da generazioni di lettori. A furia di sognare, l’impiegato divenne uno scrittore, ma non se ne accorse: si distrasse e morì. Sulla sua tomba scrissero: in vita un sognatore, in morte uno scrittore. Del terzo sogno non c’è da meravigliarsi, è un sogno che fanno tutti i bambini: sognano di diventare grandi. Soltanto il tempo può realizzare questo sogno, il caso distruggerlo acerbo. Non si ricorderà il vecchio di aver sognato e di essere stato esaudito, e sulla sua tomba non scriverà nulla».
Detto questo, tacque come assopito. I discepoli non osavano profanare il silenzio e stettero una buona mezz’ora senza dire nulla.
«Ho fatto un sogno stanotte» riprese il maestro all’improvviso. «Ho sognato di salire sulla Luna.». I discepoli sorrisero all'idea.
«E cosa hai mai visto, sulla luna, maestro?» chiese Ernesto.
«All'inizio ero felice: c'era una gran pace, e silenzio: il silenzio dell'universo. Ma è durato poco».
«E perché mai, maestro?».
«Perché quando mi sono guardato intorno ho visto un paesaggio desolante, grigio, polveroso. Sono qui, dunque, mi sono chiesto, i desideri e i sogni, le speranze, i sospiri e le illusioni dell’intera umanità? E me ne sono andato.».
«Quindi maestro» chiese ancora Paolo «a che serve continuare a sognare?».
«Serve a vivere. I sogni hanno il potere di mantenere in vita chi li fa e l'uomo non ha il diritto di calpestarli. Continuate a tenere i piedi saldi a terra e gli occhi ben piantati nel cielo».
Allungò la mano tremolante davanti a sé, e i discepoli capirono che aveva sete. Bevve un po' d'acqua, e poi aggiunse:
«Me ne sono andato dalla luna, perché volevo continuare a guardarla. O almeno a sognarla.».

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